UN BREVE INSIGHT NEL ROMANZO DI SARAH WATERS

I bagliori morenti di un fioco tramonto sono gli unici a rischiare Lant Street, quartiere lugubre e squallido di una Londra alle prese con un’imperante industrializzazione. Una città che si copre di nebbia e fuliggine, animata da grandi innovazioni tecnologiche da un lato, e da una dilagante miseria dall’altro. Lant Street non è altro che uno di quei luoghi dimenticati, uno spaccato di realtà nel quale le figure di Susan Trinder, Ms. Sucksby, Mr. Ibbs svolgono il loro lavoro di “ladri onesti”, ritraendosi come una squinternata combriccola la cui fortuna improvvisamente ha la possibilità di volgere a loro favore.

Nella desolata Briar si erge una dimora imponente, ma logora. Le pareti degradate e ammuffite cozzano con l’antica maestosità della residenza. Una casa silenziosa, quasi morta. Si direbbe che chi la abita sia un’estensione della sua apparente fatiscenza, ma giovani cuori albergano nelle sue stanze, Maud Lilly ne rappresenta un piccolo e potente tassello.

Fingersmith, miniserie televisiva

Due giovani destini legati da una perfida macchinazione trovano un posto sicuro dove amarsi, scoprirsi e venire a patti con il proprio passato.

Tutto ha inizio con l’arrivo di Gentleman, giovane truffatore che ha nelle sue mani il potere di stravolgere una vita e guadagnarne diverse migliaia di sterline.  Attraverso una buona dose di dialettica, furbizia e sete di ricchezza, convince Sue Trinder a partecipare al diabolico progetto con la promessa di ricevere una parte del bottino: diventerà la cameriera della giovane ereditiera Lilly e la persuaderà ad accettare la proposta di matrimonio del gentiluomo, soltanto per accaparrarsi tutta la sua ricchezza e spedirla in secondo luogo in manicomio. La faccenda si complica quando le emozioni entrano in gioco, e la loro relazione muta dalla semplice amicizia. 

Quello che del resto la giovane ladra ignora è che gli ingranaggi di quel che le appare un malvagio ma efficiente piano, le si rivolgeranno contro, mettendola dinanzi a una realtà menzognera e sconvolgente.

CHI È LA SERVA E CHI LA PADRONA? (SPOILERS INCOMING)

A Briar, Maud deve bisbigliare, ogni parola è pronunciata secondo un flebile sussurro, così richiede il Signor Lilly, che alleva la giovane nipote ad essere la sua diligente segretaria. La ragazza diviene mezzo grazie al quale gli atti osceni descritti nei tomi di cui suo zio ha una cura maniacale, possono prendere vita a favore del piacere del suo infimo pubblico di editori. Maud non deve urlare, non deve ribellarsi, non deve dissentire. Il dissenso va soffocato sotto la pila di centinaia di letture, sotto l’intransigente e disinteressato sguardo di chi fa le veci di suo tutore.

L’arrivo di Sue, d’altronde, turba l’ordine al quale a Briar si è soliti far riferimento nell’adempimento dei proprio compiti. Le giornate sono scandite dal costante rintocco di un orologio a pendolo, ogni evento è teso al metodico scoccare delle sue lancette. Ogni membro della residenza sembra partecipare al funzionamento di un ordigno sofisticato, il cui movimento, sempre identico a se stesso, non può essere fermato. Sarà quindi Susan a stravolgere la rigida routine della sua padrona. Tra le due si instaura una connessione che elude tempo e spazio, ma che conosce la sua imminente fine, e più la loro relazione si rafforza, più il rimorso e la paura crescono nei loro animi. 

Sue non è la sola ad essere divorata dai sensi di colpa, la sua conoscenza del complotto di cui fa parte è terribilmente parziale. Richard Rivers, anche conosciuto come Gentleman, ha avuto modo di incontrare Maud durante le sue sessioni di lettura serali, accedendo in quel mondo isolato nel quale la giovane è costretta a vivere. Il disincanto della signorina Lilly è palpabile, così come il suo pervasivo bisogno di libertà. Appare dunque come la complice perfetta.

Presa conoscenza del progetto di arricchimento di Rivers che si può solo avverare con la consacrazione del matrimonio tra i due, Maud ne riconosce i vantaggi: solo sposandosi potrà lasciare la casa di suo zio e avere una somma di denaro che la sostenti. È sufficiente questa immagine a scacciare le ombre che in un primo momento infestano la sua mente: se tutto va a buon fine, la nuova cameriera assegnatale, verrà internata in un ospedale psichiatrico. Il piano è finalmente in azione, ogni recluta rispetta il proprio ruolo, ma l’avversione verso il signor Rivers sembra imparagonabile quando ogni cosa volge al termine: Sue viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico, mentre Maud passa a sua insaputa dalle quattro pareti della dimora di Briar alle altrettanto stantie e limitate mura di Lant Street. Un segreto per decenni nascosto viene a galla.

IL POTERE DELLA CULTURA QUEER

Il romanzo di Sarah Waters ritrae senza abbellimenti né edulcorazioni la vita della fascia povera londinese verso la metà dell’Ottocento. Qualifica i suoi personaggi e non categorizza nessuna presenza femminile alla sua docile e mansueta natura. Le taccia bensì di terribili difetti, avidità e bisogni. Una prospettiva sul femminile spesso censurata, una natura viva e reale di cui necessità, storture e imperfezioni non sono altro che un caleidoscopico frammento che alberga nei nostri spiriti.

Al termine delle disastrose confessioni, Maud e Sue riescono a ricongiungersi, sono state le pedine di un piano più grande di loro, vittime di una società opportunista e camaleontica. Sono la dimostrazione di quanto una vita al di fuori delle convenzioni e un amore atipico, possano sancire un’unione tra due anime simili. Il potere della rappresentazione trasuda vita, dona una speranza e accende una luce dove essere lesbiche, gay, bisessuali e qualunque altro orientamento e identità che sfugge agli argini della normatività è considerato una vergogna, una malattia.

Fin da piccole le viene insegnato che l’unico modo per avanzare di rango è opponendo resistenza, usurpando e ferendo, che solo si può essere forti quando si è soli. Non a caso le dinamiche di potere maschile vedono messi in pratica questi precetti, al quale anche le donne credono di dover obbedire per essere riconosciute e validate.

Maud e Sue abitano un mondo ingiusto attraverso il quale imparano ad affilare la propria lama, un oggetto contundente che non necessariamente ferisce, ma che se usato con efficacia, diventa lo strumento secondo il quale possono farsi spazio nel mondo, reclamando la propria libertà e il diritto all’auto-determinazione. Senza identità la nostra inequivocabile realtà sembra soccombere alla narrazione del più forte. In un mondo dominato da uomini, l’unica possibile via di redenzione per una donna è spianata dalla presenza maschile a cui è legata: uno zio, un marito, un padre. 

Sarah Waters ridescrive la dimensione sociale e personale alla quale siamo stati per tanto tempo educati. La voce delle donne appare più forte che mai, non in uno scellerato moto di sopraffazione, ma di liberazione dai dettami della violenza patriarcale. La forza delle storie queer risiede nella loro trasversalità rispetto alla corrente etero-normativa alla quale siamo esposti e indirizzati, tingendo di nuove intricate colorazioni le strade che ci sono state precluse per paura, pregiudizio e abitudine.

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